1. |
Eco I
08:34
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Atrocità
Tatuate nella pietra
Nella carne
E nello spirito.
Idee materializzate
Dall'arte armonizzata
Di scultore
E boia.
Eredi di una mela
Latrice maledetta
Di conoscenza,
Interpreti
Dell'Anima Mundi
Che il nuovo dio
Chiama Demonio,
Distese su macabri
Tavoli il cui legno
Soffre con loro.
Ruote, ingranaggi
Della macchina
Perversa della
Confessione.
Paura
Motore solo
Dell'ira “divina”
Scatenata
Dai demoni
(Fallimento e Frustrazione)
Della propria
Miseria.
Orride immagini
Di morti e violenze
Simboli di sofferenza
Eletti a rappresentare
L'inconsapevole
Decadenza di una civiltà.
“Tu sei paura,
E su questa paura
Edificherò la mia
chiesa.”
Secolarizzazione
Mal riuscita
Dell'istinto umano
A trascendere
La ragione,
Ad esser parte
Dell'Infinito,
A valicare ogni
Limite.
Catene istituzionali
Costringono Prometeo
Alla rupe
Timorose che possa
Ancora portare
All'uomo
Una fiamma in dono.
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2. |
Eco II
05:34
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Stasi,
Noia
Emerge immensa
Dai vortici
Del quotidiano.
Susseguirsi di giorni
Vuoti, perso nel tedio
Di chi osserva il fluire
Del tempo.
Ma dov'e che fluisce?
Che cos'e il tempo?
Possiamo percepirlo
Attraverso il cambiamento
Ma non ne e la causa.
E invece il mutamento
A dare vita
All'illusione del tempo
In cui siamo imprigionati.
Esiste una via d'uscita?
Lunghe meditazioni
Immobilita priva di sosta
Divento il mio dolore
Con esso svanisco.
La mia mente
E' domata
Non interferisce Ma sono vivo.
Mentiva
Dicendo di essere
Me.
Tutto converge Istanti, situazioni
Passate e future, Intrecciate.
Ho trasceso il tempo.
Infiniti scenari
Si dipanano
Davanti e dietro
Al mio occhio.
Li abbraccio tutti
E li percorro
Con lo sguardo,
Fino alla fine.
Prescienza,
Comprensione
Di ogni possibilita.
E ora vedo inizio
E fine di ogni cosa.
E ogni azione sembra vana.
L'immobilita
Come crosta sul mio corpo
si e ispessita diventando indistruttibile.
Affogata dalle possibilita
Non scorgo la mia fine
Ne so piu dove ho avuto inizio.
Vivo senza senso.
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3. |
Eco III
04:14
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Attraverso il deserto
Mutevole delle sensazioni,
Giunto dal Mare,
Diretto verso il Mare,
Seguo le impronte
Di un cammello.
Cinque solchi nella sabbia
Come punte di una freccia,
Unica bussola a guidare
Il mio cammino.
Vi Veri Vniversum Vivus Vici!
La luce velata della Luna
Nasconde una realtà
Che trascende la ragione.
Inutile il protendersi
Del pensiero
Verso ciò che è ineffabile,
Inutile cercare di arginare
L'oceano della Vita
Che racchiude L'Universo.
Vi Veri Vniversum Vivus Vici!
Vi Veri Vniversum Vivus Vici!
Dissipata la luce
Che dà forma alle idee
L'anima ne intuisce l'essenza,
L'estasi del mistico,
Gnosi, Samadhi,
L'essere uno con il tutto,
L'essere il Nulla.
Oltrepassato l'abisso
Della conoscenza,
Nel buio, nel silenzio
Nella vita senza forma
Tutto è compreso
E in me stesso annego.
Vi Veri Vniversum Vivus Vici!
Vi Veri Vniversum Vivus Vici!
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4. |
Eco IV
04:10
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Immensi paesaggi
Dal respiro infinito
Incapaci d'avere
Per limite il cielo
Invadono i sensi
Con indomita vita
Attraverso canali
Di pupille insaziabili
Istantanee armoniose
Di un intimo cosmo.
Ma voci narcotiche
Melliflue e suadenti
Restringono il campo
Su dettagli ingombranti
E colma, la mente,
Di particolari
Smarrisce il senso
Del fluire del mondo.
Svanisce la cognizione
Di avere in esso
Un posto e uno scopo.
Unico dio
Dell'occhio
Annebbiato
L'insulso nulla
Nel tutto inebriante
Ostruisce il flusso
Della linfa vitale
La comunicazione
Tra il Piccolo e il Grande.
Oscura la luce
Come diga
Spietata
Ipnotico Gorgo
Assorbe
Per sempre
L'immaginazione,
La vita.
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5. |
Eco V
04:53
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Quando mi trovai
Di fronte all'orrore
Ero da solo.
Fino ad ora
Non ne ho mai parlato
A nessuno.
Dissonare di flauti
Bestemmie
Ruggiti
Da un'unica fonte
All'apparenza
Inanimata.
Immobile
Simile a roccia
Che eterna
Contempla
Il creato
E lo avvolge
Nel proprio Io
Corrompendolo.
Malattia, paura,
Omicidi, amore
Emanano da lui
Senza ordine
O ragione.
Apre un occhio
E lo fissa su di
Me.
Familiare
Nella sua vacuità
Inespressiva.
Tuona in un sussurro
Una sola frase:
“Ho trasceso il tempo”.
Sono io!
Percepisco in me stesso
Il legame ad un abisso
Lontano dall'Uomo
In misura incalcolabile
Riconosco l'aberrazione
Che son diventato.
Come un sisma, violenta
La consapevolezza
Frantuma l'inedia
Precipitandomi
Nel presente.
Con gioiosa ferocia,
Con Panico furore
Artiglio la Vita
L'azzanno alla gola
Assaporandone
L'asprezza.
Passione, piacere,
Orgoglio, incrollabile
Fiducia in me stesso,
Riscoperti dopo
Un istante di ere
D'afflizione
A rimuginare
Su vicende
Ridicole.
Vivere me stesso
E' l'unico modo
Per evitare
Pentimento e rimorso.
Disdegna la salute
Chi mette sé
Nel turbo delle Sorti,
Nessuna paura.
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6. |
Eco VI
05:39
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||
Guarda in me
A lungo, Abisso
Saziati della mia
Pur fioca luce,
Estinguila se vuoi.
Il mio sguardo vaga in te
Immemore
D'ogni altra vista ormai.
Né mai fu pago
Della tua vasta disperazione.
In Te condensate
Agonie multisensoriali
Infinite, vive, un frastuono
Di mani protese verso
Una mendace salvezza,
L'assurdo grido di pietà
Dell'odore del sangue
L'abbacinante spettacolo
Dei gemiti di una vita
Che svanisce dissolta
Nell'acido della tua
Comprensione.
E insieme queste
Sensazioni mi abbracciano
Nel profondo del tuo occhio.
Guarda, dunque, nei recessi
Del mio spirito, nei meandri
Inesplorati della mia virtù
Immorale.
E giudica, severo, ciò che vedi.
Divora ogni barlume di pietà,
Ogni lucente rivolo di umanità,
Fino a che gli unici astri rimasti
Rispecchino la tua Profondità
Incolmabile.
Estenditi dal mio cuore,
Ove già da tempo alberghi,
Fino ai margini estremi
Del mio microcosmo
E con esso diventa Uno.
E attraverso me, divora
L'universo.
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7. |
Eco VII
05:03
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Nudo e inerme
Alla lama del mio sguardo
Freddo acciaio
Che disseziona
La tua vita
Implacabile aguzzino
Più tremendo della Falce.
Oltre coltri
Di adipe e paura
Scruto nei recessi
Della tua vergogna
Portandola alla luce.
Il fegato depresso
Per primo eviscerato
Mostra i segni
Della tua vigliaccheria.
Imbevuto nel veleno
Del disprezzo per te stesso
Mai ha avuto forza
Per resistere al terrore.
Dal fegato ai polmoni,
Dallo stesso terrore
Resi inutili, muovo
Il mio interesse.
Sorgenti d'aria
Per le tue litanie
Vuote, inutili, mendaci.
La tua voce nel ricordo
Amplificata dal rimorso
Invade l'orecchio
Isolandoti dal mondo.
Anche il cervello,
Immane fortuna, la tua,
è inebetito dal riverbero
Della tua bassezza.
Non senti dolore
Mentre lo trafiggo.
Nessun impulso
Nervoso più potrà
Dare origine
A macchinazioni
Meschine volte
Ad assicurarti
Un miserabile benessere
Sottratto a qualcun altro.
Per ultimo
Estirperò il tuo cuore,
Già segnato
Da centinaia
Di cicatrici,
Memorie di tradimenti
E sofferenze
Inflitte a nemici
E amici
Senza distinzione,
Riflettono il dolore
Che hai causato.
L'ultimo squarcio,
Monumento alla Vendetta
Sarà opera mia,
Profondo
Come l'abisso
In cui hai annegato
La tua anima.
Per questo non perdo
Tempo a cercarla.
Da una vita l'hai privata
Della luce.
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8. |
Eco VIII
06:48
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||
In decenni di abbandono
Alla putredine
Del conformismo
Anche nell'opposizione
Ad esso,
Telamoni Atlantidei
Erte a sostenere
Il peso della propria
Coscienza
Schiacciante talvolta
Tanto da approssimare
Ginocchia e torace,
Verga e volto,
Merda e cervello,
Senza esterno sostegno
Ne possibilita di vicendevole
Sostenersi nell'affanno,
Eppure in esso uniti
E nel sovrumano sforzo
Volto all'innalzamento
Delle proprie Idee
Sopra cio che e umano
Fino all'Oltreumano,
Reciproca ispirazione
E artefici comuni
Pur disgiunti
Di un unico destino,
Non abbiamo abbassato
Gli occhi l'uno di fronte
All'altro,
Titanici
Nel successo e nell'errore
Punte disgiunte
Del Tridente adamantino
Percorriamo ancora
Il nostro Sentiero Notturno.
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